Il Giornale dei Misteri N°5 – Agosto 1971

Angeli o Extraterrestri?

Un enigma della Bibbia


In un arco di storia che va dal 5000 a.C. all'anno zero, tutte le maggiori civiltà dell'antichità hanno registrato la presenza di dei o di semidei sulla Terra che discesero dal cielo per insegnare arti e scienze agli uomini che avvicinarono.

Molte di queste figure di semidei assiri sono rappresentate con le ali, quasi fossero esseri destinati a librarsi nei cieli

Leggendarie tradizioni religiose ci narrano così le gesta di Bochica, di Cuculcain, di Quetzalcoatl e di Ahura Mazda. Differenti tra di loro i popoli, anche per concezioni etniche, ma comune la sostanza.
Del popolo Caldeo, di cui ci meraviglia la grande abilità nel saper riprodurre il tuono e il fulmine, merita ricordare la suggestiva tradizione che Berosus, sacerdote di un qualche culto antichissimo, in veste di storico e collezionista di quelle che ai suoi tempi gli parevano già antiche vestigia, ci ha tramandato attraverso una sua preziosissima raccolta di testi arcaici, addirittura di prima di quello sconvolgente avvenimento passato alla storia come diluvio. Testi peraltro andati perduti, come decisamente vuole un destino sospetto e molto comune a questo genere di documenti dell'alba della civiltà umana.
Quanto conosciamo ci è giunto solo attraverso saltuarie trascrizioni, certamente non meno interessanti degli scritti originali. Narrava la tradizione riportata dal Berosus della leggenda del dio Oannes, il mostro divino, conosciuto e adorato più tardi dai popoli mesopotamici come il dio Anu, che durante il regno di Ammenon, il quarto re antidiluviano, era uscito dalle acque del mare Eritreo. « ...secondo la leggenda dunque scrive Berosus — nei tempi remoti, quelle terre (qui si intende la Mesopotamia) erano abitate da uomini che vivevano come bruti, quando dal mare Eritreo (il golfo Persico) venne fuori un animale dotato di ragione e di parola chiamato Oannes. Questo mostro aveva il corpo di pesce, ma al di sotto della testa ne aveva un'altra di uomo, come al di sotto della coda di pesce spuntavano due piedi d'uomo grazie ai quali camminava sulla terra.
Durante il giorno viveva insieme agli uomini, e insegnava loro le scienze e le arti, non prendeva mai cibo, e la sera ritornava nelle acque... ».
Dunque, creature non umane intervennero a modificare le strutture sociali dei nostri lontani progenitori. Se vogliamo dar credito a queste tradizioni dobbiamo ringraziare proprio loro che insegnarono l'agricoltura introducendo la conoscenza del mais e del grano.

Il dio Auramazda è qui raffigurato nella famosa roccia di Behistun, con un copricapo cilindrico sormontato di un disco solare, rivestito d'una veste liscia, in piedi in un cerchio radiante fiamme e folgori all'intorno, mentre due lampi forcuti guizzano in basso, uno per lato. L'artista, si riferiva forse alla visione di un'astronave?

Un avvenimento importantissimo che arrestò l'eterno peregrinare delle tribù nomadi, che si fermarono accanto ai campi coltivati e impararono a difenderli. I presupposti, insomma, che dopo innumerevoli modificazioni storiche hanno portato l'uomo di questo secolo sulla superficie della Luna e che porteranno oltre l'uomo del futuro.

Creature di altri mondi ?
Ma chi erano e da dove venivano questi dei che come diceva il grande sacerdote di Iside, negli sterminati sotterranei del Tempio, a Erodoto, « avevano regnato sulla terra convivendo con gli uomini »? Quale missione spinse queste creature venute dal cielo ad intraprendere la colossale opera di colonizzazione su tutto il nostro pianeta?
Sono interrogativi che possono trovare una affascinante risposta nella considerazione che si trattasse di una manifestazione dell'attività di creature di altri mondi.
Tale considerazione, che rimane pur sempre una teoria, può venire convalidata dall'interpretazione di certi passi della Bibbia che racchiudono l'ultima espressione di una forza regolarizzatrice venuta dal di fuori dell'habitat umano.
Se infatti ipotizziamo per extraterrestri le figure degli angeli che agirono per conto di Dio nelle vicende dei patriarchi, il gioco è presto fatto. Ma a dir la verità non ci vuole molto sforzo tanto è semplice il ragionamento che abbiamo da seguire.
Narra la Bibbia che Abramo era nella sua tenda quando sulla soglia di essa apparvero i tre uomini inviati da Dio.
Il patriarca, com'era consuetudine, offrì da bere e da mangiare al terzetto che accettò di buon grado. Un vitello tenero e grasso, accompagnato da burro e da latte fu così consumato alla fresca ombra di una pianta.
Più tardi, verso sera, nella città di Sodoma, i tre vennero poi ospitati nella casa di Lot, ove secondo la Bibbia, consumarono ancora un pasto.

Guerrieri venuti dal cielo
A questo punto possiamo chiederci come tre creature soprannaturali, tre angeli come li definisce il testo sacro, abbiano sentito il bisogno di cibarsi di due pasti regolari nella giornata per soddisfare quella necessità fisiologica che tanto distingue l'uomo e tutte le creature fatte di materia. Eppure la Genesi lo afferma (18,2). Dobbiamo quindi ritenere che dei semplici uomini furono scambiati erroneamente per esseri divini?

Chi era l'angelo che fermò Abramo mentre si apprestava a sacrificare il figlio? (H. Holbein, incisione).

Abramo nella sua tenda li identificò all'istante per « angeli » non appena li vide, e Giosuè durante una perlustrazione armata nel territorio di Gerico non fece difficoltà alcuna per riconoscere anche lui in un guerriero che passava in quel luogo un inviato del Signore (Giosuè 5,13).
Probabilmente questi misteriosi uomini vestivano abiti tali da non lasciare dubbi sulla loro identità, o presentavano tratti somatici così diversi dagli uomini da non essere confusi per alcun motivo con essi.
Praticamente come può apparire di verso da noi un uomo di una nazione lontana e diversa per abitudini. Da quale nazione venivano questi uomini? Ma la domanda più giusta da formularsi dovrebbe essere: da quale lontano pianeta venivano questi uomini?
Non potevano essere di questa Terra. I mezzi e la tecnologia di cui disponevano, largamente menzionati dalla Bibbia, non potevano appartenere alla cultura di quei popoli di allora, di cui oggi conosciamo, nel possibile, vita e miracoli.

Distruttori
Il libro di Ezechiele cita la fantastica testimonianza dell'omonimo profeta che vide atterrare nel deserto del Sinai una straordinaria macchina volante. Il profeta è esplicito nella sua descrizione: in principio vide l'oggetto in Lontananza, alto nel cielo, argenteo avanzare in un fuoco turbinoso. Poi lo vide avvicinarsi e atterrare sulle ruote che erano apparse sui quattro lati.
Tutti conoscono la descrizione particolareggiata che Ezechiele ne da successivamente; un cilindro con quattro propulsori camuffati da figure alate, il tutto sormontato da una grossa cupola semisferica e da una cabina di pilotaggio a forma di « pietra di zaffiro » dentro alla quale, seduto su un « trono », stava un uomo rivestito di un abito argenteo.
L'incontro non fu accidentale, Ezechiele venne informato di certi aspetti religiosi a cui doveva uniformarsi il suo popolo, e gli uomini che apparvero una quarantina di giorni dopo con l'incarico di distruggere i « peccatori » di Gerusalemme, ricevettero ordini dall'uomo che stava assiso sul trono di quella specie di cabina di pilotaggio dell'oggetto volante nuovamente atterrato nel nome del Signore.
Ma un messaggero di Dio, un angelo dai poteri soprannaturali, perché avrebbe avuto bisogno di una macchina volante per portarsi al cospetto di Ezechiele? Non è la sola incongruenza...

Armi di distruzione

In questo pannello del VI sec. nella chiesa di S. Sabina a Roma, è raffigurato l'impressionante racconto biblico della salita in cielo del profeta Elia su di un carro di fuoco, durante una furiosa tempesta

Non c'era altro modo, ad esempio, per chiamare a sé il profeta Elia se non rapirlo con un carro celeste di fuoco? Che bisogno fisiologico avevano gli angeli di mangiare se non erano uomini? Perché in Sodoma, benché dovessero distruggere gli abitanti gli inviati del Signore posti dinnanzi ad una folla inferocita che voleva linciarli dovettero scappare, dico scappare, limitandosi a provocare loro una temporanea cecità? (Genesi 19,10).
Come si può spiegare che un comune uomo, Giacobbe, abbia potuto affrontare e atterrare nella lotta un angelo se questi aveva veramente facoltà soprannaturali? (Genesi 32,24).
E perché, quando gli angeli si apprestarono a decimare gli abitanti di Gerusalemme, usarono, come chiaramente dice la Bibbia, armi di distruzione, non armi da taglio ben s'intende? Avrebbero potuto usare solo il nome di Dio...
La descrizione della scena del loro arrivo in città potrebbe essere presa dalle pagine di cronaca di guerra in Cambogia...
« Ed ecco sei uomini venivano per la via della porta prospiciente il settentrione. Ciascuno stringeva in pugno un'arma di distruzione, e in mezzo a loro un personaggio in veste di lino... » (Ezechiele 9,2).
Ci si rende conto di essere entrati nel vivo di un argomento delicato, che investe problemi sempre più ampi.
Ammettere infatti l'operato di questi « angeli » che agivano in nome di Dio per quello dei colonizzatori identificati per extraterrestri, significa esprimere in un concetto fantascientifico la presenza di Dio nell'ispirazione biblica e non è facile sapere sino a quale punto possiamo accettare serenamente questa tesi.
Semmai, spinti dalle circostanze, possiamo avanzare l'ipotesi che Dio, inteso come Sua Divina Provvidenza, abbia voluto servirsi a guisa di strumenti, di esseri superiormente civilizzati e, come asseriva il Giordano Bruno, spiritualmente evoluti da essere vicini a Lui.
Anche così si potrebbero scrivere egualmente pagine e pagine di una saga meravigliosa, quella di un Dio dispensatore di leggi, sul pianeta più insignificante del cosmo, servito dalla più illuminata delle razze extraterrestri per una misericordiosa missione.

Giancarlo Barbadoro