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Pi Kappa - Anno II N° 5 - Maggio 1973

Radiestesia

Un organo per il « sesto senso », una chiave per l'inconscio, un mezzo sorprendente di ricerca e di diagnosi


Chi si accosta per la prima volta alla radiestesia ha la sgradevole sensazione di trovarsi di fronte ai soliti giochetti dal sapore occulto, buoni per gli eterni creduloni. In realtà si sbaglia di poco. Secoli di ciarlatanerie sostenute con il pendolo da guitti di ogni genere hanno infatti falsato il giudizio di molti positivisti. L'interprete principale del fenomeno radiestesico è l'uomo, ma ciò che più ci colpisce è lo strumento che viene adoperato, appunto il pendolo, costituito da un piccolo grave sostenuto da un sottile filo o da una catenella che l'operatore tiene con la punta delle dita.

Esplorazione di un terreno (in alto) e di una miniera mediante la "bacchetta divinatoria" nel 16° secolo (da "Il tesoro delle scienze occulte", Sugar Editore, Milano)

Nell'antichità la forma del grave era sferica, suggerita dalla ricerca di una forma semplice e adatta alla stabilità di movimento, ma oggi la fantasia dei costruttori non ha limiti. Eredi di un gusto settecentesco, epoca in cui il pendolo fu riscoperto, gli strumenti radiestesici che possiamo acquistare in ogni negozio specializzato si presentano con le più svariate forme e dimensioni. Diversi sono anche i colori e i materiali impiegati che taluni « esperti » giungono a prescrivere per specifici usi. Nero, ad esempio, per l'uomo e violetto per la donna.
Sono tutte leziosità superflue. E' sufficiente infatti una modesta patata appesa ad un filo da cucire per operare a dovere. Il pendolo, infatti, non è che un oggetto rivelatore delle facoltà psichiche latenti nell'uomo: esse si rendono manifeste attraverso la decifrazione del codice dei movimenti stabiliti da una convenzione mentale (circolari e oscillatori) che il grave esegue appeso al suo filo seguendo il comando delle impercettibili contrazioni muscolari legate a processi psichici di natura inconscia. Si potrebbe affermare che il pendolo radiestesico è un organo del « sesto senso », una « protesi » per coloro i quali non hanno ancora sollecitato a fondo le loro facoltà extrasensoriali.
Di tutte le antiche scienze considerate occulte, la radiestesia è una delle poche ad essere sopravvissuta quasi integra sino ai giorni nostri, entrando addirittura a far parte di un settore di studio della parapsicologia ufficiale. Sull'onda di questo interesse esiste, creato da molti anni, il Sindacato nazionale dei radiestesisti di Francia, immatricolato regolarmente presso il ministero del lavoro, mentre in molti altri Paesi sono iniziate le pratiche legali per fare altrettanto. Non così possiamo dire per quanto riguarda l'Italia, che ha visto diminuire sempre più l'indice di interesse.

Il futuro nella bacchetta
La radiestesia ha origini remotissime. I saggi che si sono occupati nel tempo di questa fenomenologia hanno tramandato la sua conoscenza con il nome di rabdomanzia (da rhabdos = verga e manteia = vaticinio). Gli studiosi moderni fanno invece distinzione tra questa pratica, che prevede l'impiego della forcella (un attrezzo forcuto tenuto dall'operatore alle due estremità), e la radiestesia, che contempla l'esclusivo impiego del pendolo. In realtà, non si tratta di due discipline a sé stanti, poiché anche questo secondo strumento doveva essere conosciuto dagli antichi, come sembrano testimoniare i testi ed i ritrovamenti archeologici: più volte sono state rinvenute nelle tombe di sacerdoti egizi sferette forate di legno e di avorio, con pendoli ancora completi di cordicella. In Estremo Oriente, poi, gli architetti di quattro millenni fa impiegavano forcella e pendolo per esaminare i terreni sui quali avrebbero dovuto sorgere palazzi regali o templi, al fine di assicurarsi dell'assenza di emanazioni nocive dal sottosuolo, e sembra che le stesse pratiche preventive siano state adottate anche dagli edificatori degli allineamenti megalitici di Carnac, nella Bretagna meridionale.

Per quanto riguarda l'Europa antica, Ammiano Marcellino, uno storico del 300 a. C., nel suo « Rerum gestarum » descrive un metodo usato ai suoi tempi dai sacerdoti per ottenere responsi dall'interpretazione dei movimenti di particolari pendoli che lui stesso definisce « di uso e conoscenza arcaica ». La Bibbia testimonia la patente di antichità della radiestesia nel Libro di Osea (IV, 12), dove si legge testualmente: « Il mio popolo (Israele) ha consultato il suo legno e la sua bacchetta divinatoria ed ha fatto il pronostico del suo futuro ».
Il nostro Medioevo vide il fenomeno legato alla più strana coreografia, che traeva ispirazione dalle astruse pratiche di magia nera e necromantica tanto in voga a quel tempo. Ad esempio, per costruire una forcella (che sarebbe poi servita per comunicare con i trapassati e per trovare l'origine di sconosciuti malanni), il rabdomante dell'anno mille doveva osservare scrupolose istruzioni. Anzitutto doveva scegliere il ramo forcuto di un nocciolo cresciuto in un cimitero, quindi attendere la luna piena, provvedere a tagliarlo a mezzanotte in punto recitando una misteriosa litania in latino e, dopo averlo avvolto in un panno intriso di acqua benedetta, seppellirlo ai piedi di una quercia per poi recuperarlo quaranta giorni più tardi per consacrarlo a Satana. Non c'è da stupirsi se la Chiesa di quel tempo prese immediatamente posizione contro tali pratiche, definendo diaboliche le proprietà sensitive dei radiestesisti e proclamandone la scomunica. Tuttavia il buon senso di pochi illuminati seppe continuare alla luce di un certo razionalismo la tradizione pura della radiestesia sino a maturarla in una vera e propria scienza dalle fondamenta sia pure ancora immerse nell'ignoto, ma di ispirazione positivista.

I misteriosi allineamenti di Carnac. Dìetro il macigno in primo piano sono stati schierati in file perfette oltre 1200 massi, probabilmente seguendo le indicazioni date da una forcella o da un pendolo

Il pendolo e l' “Aquila”
Fu agli inizi del 1800 che il pendolo, dimenticato da generazioni, tornò alla ribalta, soppiantando la forcella e dando origine al termine radiestesia, ovvero « sensibilità alle emanazioni radianti ». Il nuovo strumento consentiva con più comodità il medesimo genere di ricerche effettuate con gli ingombranti strumenti rabdomantici: in più, permetteva nuove applicazioni, come la teleradiestesia o « percezione delle radiazioni lontane », grazie alla cui specifica tecnica si dimostrò possibile compiere indagini minerarie e diagnostiche anche a distanza di centinaia di chilometri, lavorando a tavolino su carte topografiche e fotografie.
Una prova indiscutibile di queste possibilità fu offerta il 21 luglio 1969 dalla sensitiva torinese Daniela Barbadoro nel corso di un eccezionale esperimento.
Era il giorno del primo sbarco umano sulla Luna. L'« Aquila » si era posata già da qualche tempo sulla superficie del satellite. Tutto si era svolto regolarmente, ma un piccolo neo stava sconvolgendo il buon esito della missione. Aldrin e Armstrong a bordo del LEM avevano comunicato l'avvenuto allunaggio a Houston, ma non riuscivano a rilevare la loro posizione ed a trasmettere a Terra le coordinate che avrebbero permesso poi ai computers di tracciare il piano di volo per il decollo e l'aggancio con la navicella di Collins, che attendeva in orbita di parcheggio.
In queste ore di angoscia Daniela si mise ad esplorare con il pendolo una carta lunare molto particolareggiata, sino a quando lo strumento non reagì indicando il punto in cui avrebbero dovuto trovarsi in quel momento i due astronauti americani. Due ore dopo la NASA diramò il comunicato in cui diceva che i tecnici di Houston erano riusciti a stabilire le esatte coordinate dell'allunaggio: i dati corrispondevano perfettamente alla posizione stabilita a Torino! 380.000 chilometri erano stati annullati da un modesto pendolo dal costo di poche centinaia di lire.

Impariamo ad oscillare
Come iniziarsi alla pratica radiestesica? Non è difficile, e anche il più scettico dei lettori, sinceramente ben disposto, potrà constatare la genuinità e la semplicità del fenomeno qualora vi si applichi con serietà.
Anzitutto ci si deve procurare un pendolo, reperibile in una qualsiasi libreria specializzata in questo campo. All'occorrenza può servire anche un « filo a piombo » di quelli usati dai muratori o, alla peggio, una gomma da cancellare appesa a comune filo da cucito. Rimane comunque importante la forma equilibrata ed aerodinamica del grave, il quale non deve provocare oscillazioni secondarie che rendano difficile la decifrazione del codice dei movimenti.
Prima di dedicarsi a ciò occorre però procedere ad un esperimento che costituisce una conferma della sensibilità e dell'effettiva potenzialità dell'« apprendista ». Si prende l'estremità della cordicella tra l'indice e il pollice della mano destra e quindi, sospendendo il pendolo sopra l'incavo del braccio sinistro disteso orizzontalmente con il palmo della mano aperto, attendere che lo strumento si muova da solo, evitando di autosuggestionarsi.
Tanto accadrà (con oscillazioni longitudinali al braccio) solo se l'operatore avrà una buona o mediocre predisposizione alla fenomenologia radiestesica. In caso contrario non ci si dovrà scoraggiare, ma continuare con perseveranza sino al momento in cui saranno cadute o superate le inibizioni psichiche e meccaniche. Al principiante è sconsigliabile avventurarsi prima sul terreno delle applicazioni pratiche: otterrebbe solo risultati incompleti e deludenti.
Un esercizio adatto ad un « apprendista » che abbia superato tale fase è quello relativo alla ricerca di un qualche oggetto preventivamente celato. Si può procedere in tanti modi, ad esempio occultando qualcosa nella stanza in cui si trova l'operatore o in una attigua, e poi rilevare le coordinate del nascondiglio servendosi della triangolazione ottenuta con le linee direttrici che vengono tracciate nell'aria dalle oscillazioni del pendolo. Un altro esperimento molto interessante (che può divenire, volendo, anche un simpatico pretesto per un intelligente gioco di società) consiste nel mettere una moneta (o un oggetto di metallo qualsiasi) in una scatoletta e cercare di rintracciarla dopo averla confusa con altre due identiche. Messe in fila, ad una certa distanza tra loro, si passerà su ognuna il pendolo lanciato volutamente in un'oscillazione. Quando si troverà sulla scatoletta giusta, esso prenderà a ruotare in senso orario, che in codice ha valore affermativo. Ma che cosa agisce sui movimenti del pendolo? Ancora agli inizi del secolo molti radiestesisti erano convinti che mani invisibili di demoni e di entità disincarnate muovessero lo strumento. Altri (per fortuna la maggioranza) ritenevano che captasse radiazioni particolari emesse dagli oggetti, reagendo di conseguenza con oscillazioni e rotazioni. Questa seconda ipotesi si affermò con facilità, facendo nascere in seguito l'esigenza che portò a costruire pendoli impiegando particolari materiali e colorazioni.

Capire il nostro inconscio
Fu proprio questa esigenza pseudoscientifica a mettere sulla buona strada i pochi seri ricercatori. Costoro si chiedevano come potesse l'operatore, avendo a disposizione solo una limitata serie di pendoli, selezionare in maniera così precisa le numerose radiazioni che si accavallavano sulla stessa banda d'onda. Doveva esserci per forza di cose un agente supplementare molto più sviluppato: si giunse a concludere che l'effetto si doveva cercare nell'operatore stesso, nell'unica sede capace di sviluppare un'attività di scernimento tanto sensibile: nella massa cerebrale. Oggi la parapsicologia, che ha studiato a fondo il fenomeno radiestesico, conclude affermando che l'uomo è in grado di sviluppare a livello inconscio una vasta gamma di facoltà extrasensoriali, di cui una certa parte (chiaroveggenza, telestesia, ultrafania e telepatia, per citarne alcune) è accessibile anche a soggetti di scarsa potenzialità paranormale attraverso i movimenti del pendolo, il quale assume in questo caso il ruolo di uno strumento amplificatore e rivelatore.
In breve, quando il sensitivo sta operando radiestesicamente, avviene che nella sua psiche la parte identificata dalla psicoanalisi come preconscio, dietro una sollecitazione di richiesta quale può essere il disegno di una spirale, una radiazione o una domanda formulata mentalmente, trasmette impulsi coerenti all'Io cosciente, i quali, tradotti dal cerebro in contrazioni muscolari impercettibili, guidano la mano dell'operatore. E' in pratica, quanto accade a chi, seduto al volante di un'auto in corsa, affronta una curva con perfetta manovra senza prestare molta attenzione al suo svolgersi, solo osservando distrattamente la segnaletica orizzontale sulla strada, come se « qualcuno » gli guidasse le mani nell'eseguire la manovra.
Questa teorizzazione razionale della radiestesia ha permesso di spiegare altri fenomeni paranormali: la scrittura automatica, ad esempio, in cubi, praticamente, il pendolo viene sostituito da una matita, o la tiptologia, dove il tavolino a tre gambe diventa uno strumento di uso collettivo.
La radiestesia è, insomma, un mezzo meraviglioso di comunicazione tra l'Io cosciente e l'Inconscio, sede di quei processi extrasensoriali che fanno parte del cosiddetto « sesto senso ».

Giancarlo Barbadoro


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© Giancarlo Barbadoro