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CLYPEUS N°3 - Ottobre 1965

Pane, scienza e scetticismo

L'Umanità non vuol credere ai « dischi volanti » - L'allegra baraonda di teorie degli studiosi di tutti i paesi - I discepoli di Aristotele sono tutti ciechi e sordi


Una notte, sotto l'Impero di Tiberío Claudio Nerone (42 a. C. - 37 d. C.), un precipitoso allarme destò i romani.
Ostia era in fiamme! L'incendio doveva essere immane perchè bene se ne distinguevano i bagliori sino alla città Eterna.
L'Imperatore non trovò di meglio che mandare dei soccorsi, ma quando questi raggiunsero la città in « fiamme » si avvidero che la loro opera avrebbe potuto servire a ben poco...
Poco o niente, per l'esattezza; perchè non v'era alcun incendio!
Alto nel cielo, un misterioso oggetto, in forma di trave ardente, diffondeva « la sua tetra luce come quella di una fiamma mista a fumo », riempiendo di sinistri bagliori il cielo della città.
Il fenomeno che aveva generato l'equivoco continuò a manifestarsi ancora « per una gran parte della notte » e poi sparì portandosi seco il mistero di quella straordinaria apparizione.
L'episodio ci è stato tramandato dal filosofo latino Seneca nella sua opera « Questioni Naturali » (L. 1, XV).
E' di questi tempi invece, l'avvistamento di quattro oggetti circolari che nella notte del 14 agosto 1965 hanno compiuto acrobatiche evoluzioni nel cielo di Kasejovíc in Cecoslovacchia. (The New York Time, 17-8-1965).
Sono due esempi tra i tanti che si potrebbero citare parlando di « dischi volanti ».
Parlando, cioè, di quel fenomeno che la scienza e il volgo hanno confinato ai limiti della realtà.
« Dischi volanti », due parole che raramente vengono adoperate insieme dall'Umanità che pensa e discute. Due parole, pericolose come una confessione d'imbecillità, che fanno perdere un impiego o la rispettabilità...
Due parole che l'Umanità in genere le identifica in una bestemmia oscena da evitarsi a dire in pubblico!
I « dischi volanti » esistono, sono reali e forse rappresentano una minaccia alla sicurezza della Terra ma l'Uomo non vuol prendere atto di questa realtà.
« I figli della Terra, lividi sotto la frusta degli affanni vanno incuranti dell'immenso mistero.
E quando vedono passare uno dei loro rapito dalla morte... salutano incuranti degli enigmi ».
Questi versi dell'illuminato poeta francese Jules Laforgue (1860-1887) rispecchiano benissimo la situazione di un'Umanità insofferente all'indagine e all'interesse dei fenomeni che trascendono i suoi dogmi di comodo.
L'Uomo della strada non può avere grande colpa di questa insofferenza. Sul fondo di questo acquario egli è troppo preso nel vortice della lotta per la vita per avere tempo da poter guardare fuori di esso.
Tra l'altro gli sfuggono le sfumature che fanno nel mondo la poesia. Ma l'Uomo cosiddetto colto è il grande imputato. Egli soggiace all'accusa di non trarre giusto profitto dal bagaglio scientifico e culturale di cui è provvisto, ma di chiudersi nel suo guscio, quasi temi di contaminare irrimediabilmente il suo sapere.
A costoro, vien voglia di urlare nelle orecchie: sveglia, fuori dalle tane, il letargo è finito...!
Secoli or sono, quando ancora si seguiva la scuola aristotelica, era di prammatica, di fronte a qualche problema scientifico alquanto spinoso, tirare in ballo il nome del Maestro (Aristotele) per farsene scudo e non risolvere niente.
Spettò, al fisico pisano Galilei, il compito di porre le basi per una scienza a carattere sperimentale ma oggi sotto certi aspetti gli studiosi hanno dimostrato d'infischiarsene.
Oggi la Terra è invasa dagli aristotelici. Si fanno, si, passi in avanti, si lanciano missili nel cosmo e presto l'Uomo calpesterà il suolo degli astri, ma quasi tutto come se l'Umanità agisse in stato di trance. Ormai, a parte il campo tecnologico, si studia secondo ben determinati domi che sanno di muffa.
Non si studiano volentieri scienze nuove, anzi si ridicolizzano. E' storia soltanto di ieri, dell'astronautica, che solo per merito della guerra ha potuto uscire dal Limbo della fantascienza in cui era confinata.
Così è anche per il problema « dischi volanti ». Essi rappresentano una casualità nuova per gli scienziati moderni che trovano inammissibile dover giungere al punto di riconoscere per vera la loro esistenza. E la loro parola d'ordine è divenuta: NON ESISTONO!
C'è da riderci persino sopra. Proprio per negare questa esistenza sono giunti al punto di sprecarsi in teorie balzane che non hanno né capo né coda, contraddicendosi nello stesso manoscritto.
E' il caso del famoso psicanalista contemporaneo Carl Gustav Jung che ha scritto addirittura un libro sull'argomento.
Egli in principio della sua opera (Su cose che si vedono nel cielo — BOMPIANI Ed.) adoperando le persuasioni più originali che la sua scienza potesse suggerirgli insiste nel dimostrare che i dischi volanti non sono altro che proiezioni mentali del Subconscio, che vuole esprimere figurativamente i desideri repressi dell'osservatore.
Sigari e dischi diventano così simboli fallici o cose del genere... Ma a metà del libro il discorso cambia.
A pagina 170 confessa che: « Non m'è riuscito nel corso di un'applicazione di più di dieci anni a questo problema, di raccogliere un numero sufficiente di osservazioni che permettessero di approdare a conclusioni attendibili » mentre a pagina 171 conclude dicendo che: « è mia opinione — con tutte le riserve che s'impongono — che esista una terza possibilità: gli UFO sono reali apparizioni materiali, entità di natura sconosciuta, che provengono probabilmente dagli spazi e che erano già visibili, forse da lungo tempo, agli abitanti della Terra... ».
Bisognerebbe proprio domandare a questo studioso « tipo » qual motivo lo abbia spinto a scrivere il libro se aveva idee così confuse in proposito...
Altro esempio è quello che ci offre il prof. Lawrence Crown, del collegio statale del Connecticut.
Costui afferma che i dischi volanti non sono altro che parte della nube di polvere lunare che si sarebbe sollevata in seguito all'impatto avvenuto tra il « Lunik V » e il nostro satellite (Gazzetta del Popolo 9-8-1965).
Senza poi parlare ancora del celeberrimo prof. Menzel e delle sue non meno famose teorie sulla riflessione dei fari di automobili che attraverso gli strati più o meno caldi dell'aria creano l'illusione dei dischi volanti.
Ma chissà come questi signori spiegherebbero il fenomeno, che ancora Seneca ci riporta, avvenuto in un tempo in cui non esistevano fari di automobili ne tantomeno si spedivano nello spazio sonde lunari: « Charimander, nel suo trattato delle comete dice che Anassagora vide nel cielo una luce considerevole e straordinaria della grandezza di una trave enorme che brillò durante parecchi giorni consecutivi... ». (Questioni Naturali, L. VII - cap. V).
Ecco il valore della parola degli scienziati che negano l'esistenza dei misteriosi oggetti che a dispetto di tutto e di tutti evoluiscono indisturbati nei cieli della Terra.
Sappiamo per conseguenza dargli il peso che merita...

Giancarlo Barbadoro


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© Giancarlo Barbadoro